Decreto Anticipi: l’indennità per i lavoratori a tempo parziale ciclico

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il provvedimento che dispone l’una tantum di 550 euro per questa categoria di dipendenti di aziende private (D.L. n. 145/2023).

Il cosiddetto Decreto Anticipi (D.L. n. 145/2023) è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entra in vigore il 19 ottobre 2023. Tra le diverse misure incluse nel provvedimento, sul versante del lavoro spiccano le disposizioni riguardanti i lavoratori dipendenti di aziende private titolari di un contratto di lavoro a tempo parziale ciclico (articolo 18).

In pratica, si dispone per il 2023 l’attribuzione a questi lavoratori di un’indennità una tantum pari a 550 euro. In particolare, si tratta dei soggetti titolari di un contratto di lavoro a tempo parziale ciclico con aziende private nel 2022, che preveda periodi non interamente lavorati di almeno un mese in via continuativa e complessivamente non inferiori a 7 settimane e non superiori a 20 settimane, dovuti a sospensione ciclica della prestazione lavorativa e che, alla data della domanda, non siano titolari di un altro rapporto di lavoro dipendente o siano percettori di NASpI o di un trattamento pensionistico.

L’indennità in questione non concorre alla formazione del reddito e viene erogata dall’INPS, nel limite di spesa complessivo di 30 milioni di euro per l’anno 2023.

Le modifiche al Reddito di cittadinanza

Infine, nel testo del Decreto vi sono anche alcune modifiche all’istituto del Reddito di cittadinanza, laddove (articolo 19) si concede un mese in più, fino al 30 novembre 2023, ai servizi sociali per comunicare all’INPS tramite la piattaforma  GePI l’avvenuta presa in carico dei soggetti non attivabili al lavoro. Inoltre, il D.L. n. 145/2023 dispone che decorso il termine del 30 novembre, in assenza della comunicazione citata, l’erogazione venga sospesa.

CCNL Funzioni locali: il report sulle trattative per il rinnovo

Il rinnovo contrattuale passa per maggiorazioni, istituzioni di Fondi, incentivi e aumenti

Le Sigle sindacali Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl si sono incontrate per proseguire le trattative per il rinnovo del CCNL dell’Area Funzioni locali. Al centro del dibattito le modifiche avanzate dall’Aran che, nell’ultima bozza, ha indicato la proposta di una sezione specifica dei dirigenti professionisti, tecnici e amministrativi (P.T.A.) del Servizio sanitario nazionale. In linea con quanto stabilito dalle Parti sindacali si è segnalato un rafforzamento delle relazioni sindacali riguardanti la Dirigenza P.T.A., con l’auspicio che ci possa essere, inoltre, un confronto sia per quanto riguarda gli andamenti occupazionali, sia per i criteri in merito al lavoro agile, obiettivi raggiunti per la dirigenza degli enti locali. A questo si aggiungono anche i progetti di riorganizzazione collegati ai fondi Pnrr, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, compenso professionale agli avvocati dell’Area e la possibilità per loro di partecipare alle iniziative formative organizzate dagli ordini professionali. I Sindacati hanno avanzato la proposta di inserire, all’interno delle materie di contrattazione integrativa, anche la voce del reparto degli incentivi tecnici; senza dimenticare di ampliare il confronto sulla costituzione dei Fondi sia nelle voci di alimentazione che in quelle di utilizzo, mettendo in cantiere l’istituzione dell’OPI, anche in quelle realtà che presentano un organico superiore a 5 dipendenti. In materia economica, le indicazioni delle Sigle sono per la riduzione della percentuale minima prevista per la maggiorazione del Premio di risultato, rimandando la disciplina alla contrattazione collettiva. Vanno riformulare anche la disciplina del periodo di prova e quella degli istituti normativi, integrandola con le tutele generali ed estendere le ferie e i riposi solidali anche al coniuge/convivente. Sul fronte Patrocinio legale, i cambiamenti devono essere integrati con le ipotesi del rimborso spese in caso di prescrizione del procedimento e inserire una casistica di tutela per la responsabilità contabile. La formazione necessita, secondo il comunicato congiunto dei Sindacati, dell’attivazione di percorsi e programmi di investimento formativo per la dirigenza delle Camere di Commercio. Sulla disciplina degli interim è stato chiesto di aumentare fino al 40% della retribuzione di posizione vacante ricoperta la maggiorazione del risultato che non va correlata ad una ulteriore valutazione in quanto spettante a compensazione dell’incarico. Richiesto anche l’aumento fino a 160,00 euro dell’emolumento in caso di Pronta disponibilità.

CCNL Portieri: confronto tra OO.SS. e Confedilizia in vista del rinnovo

Nel recente incontro Confedilizia ha proposto l’eliminazione di alcuni livelli contrattuali 

Il 5 ottobre 2023 è proseguito il confronto per il rinnovo del contratto applicabile ai dipendenti da proprietari di fabbricati tra Confedilizia e Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil. In premessa Confedilizia ha reso noto di aver approfondito alcune delle tematiche presentate dalle OO.SS. nel corso dei recenti incontri e di voler avanzare alcune proposte, con particolare riguardo alle mansioni e all’inquadramento, in un’ottica di semplificazione ed aggiornamento contrattuale.
L’Associazione datoriale, nello specifico, ha proposto l’eliminazione di alcuni livelli (A6 e A7) per sostituirli con delle indennità e aggiornare le mansioni del D3, aumentandone le competenze e gli ambiti di riferimento. Si è poi soffermata sull’individuazione di mansioni accessorie da accostare a quelle già disciplinate tra le parti.
Le organizzazioni sindacali hanno manifestato l’esigenza di avere una proposta scritta e articolata in merito a quanto proposto dall’Associazione datoriale, a fine di poter dibattere nel merito circa le modifiche richieste. 
Il confronto è poi proseguito sul mercato del lavoro, con particolare attenzione al contratto a termine, e sulle necessarie ed opportune esigenze volte a recepire la recente normativa. In materia di malattia e anticipo dell’indennità Inail in caso di infortunio si sono registrati positivi passi in avanti, tesi a dar seguito alle richieste presentate da parte sindacale.
Al termine dell’incontro l’Associazione datoriale ha avanzato una proposta economica. Le Parti hanno poi congiuntamente definito di incontrarsi in ristretta il 27 ottobre.

 Coacervo “successorio” e “donativo” ai fini dell’imposta sulle successioni e donazioni

L’Agenzia delle entrate, conformandosi agli orientamenti della Corte di cassazione, ha chiarito che, ai fini dell’applicazione dell’imposta di successione, l’istituto del coacervo “successorio” deve ritenersi “implicitamente abrogato” mentre, ai soli fini dell’imposta di donazione, l’istituto del coacervo “donativo” continua a trovare applicazione (Agenzia delle entrate, circolare 19 ottobre 2023, n. 29).

L’istituto del coacervo “successorio” è disciplinato dall’articolo 8, comma 4, del Testo unico delle disposizioni concernenti l’imposta sulle successioni e donazioni e comporta la riunione fittizia del valore attualizzato delle donazioni effettuate in vita dal de cuius agli eredi e legatari (c.d. donatum) con il valore dell’asse ereditario (c.d. relictum).

Secondo tale articolo 8, infatti, il valore globale netto dell’asse ereditario è maggiorato, ai soli fini della determinazione delle aliquote applicabili, di un importo pari al valore attuale complessivo di tutte le donazioni fatte dal defunto agli eredi e ai legatari comprese quelle presunte ed il valore delle singole quote ereditarie o dei singoli legati è maggiorato, agli stessi fini, di un importo pari al valore attuale delle donazioni fatte a ciascun erede o legatario. Per valore attuale delle donazioni anteriori si intende il valore dei beni e dei diritti donati alla data dell’apertura della successione, riferito alla piena proprietà anche per i beni donati con riserva di usufrutto o altro diritto reale di godimento.

 

Secondo un orientamento della giurisprudenza di legittimità, il suddetto coacervo “successorio” è un istituto “implicitamente abrogato” per incompatibilità applicativa con il nuovo sistema delle aliquote proporzionali introdotto dall’articolo 69 della Legge n. 342/2000, che ha sostituito il sistema delle aliquote progressive per scaglioni.

Di converso, con riferimento al coacervo “donativo”, la Corte di Cassazione ha confermato il consolidato orientamento secondo il quale tale istituto continua ad operare in considerazione della vigente formulazione dell’articolo 57, comma 1, del TUS, escludendo dal cumulo le donazioni anteriori poste in essere in esenzione da imposta ovvero nel periodo (ottobre 2001 – novembre 2006) nel quale l’imposta di donazione non esisteva.

 

Dunque, in aderenza a tale evoluzione della giurisprudenza di legittimità, l’Agenzia delle entrate ha ritenuto superati i chiarimenti resi, al riguardo, dalla propria circolare n. 3/E/2008 e, pertanto, ha chiarito che:

  • ai soli fini dell’imposta di successione, l’istituto del coacervo “successorio” deve ritenersi non più attuale, con la conseguenza che lo stesso non può essere applicato né per determinare le aliquote, né ai fini del calcolo delle franchigie;

  • ai soli fini dell’imposta di donazione, l’istituto del coacervo “donativo” continua a trovare applicazione, ma dallo stesso vanno escluse le donazioni poste in essere tra il 25 ottobre 2001 e il 28 novembre 2006, periodo in cui la disciplina relativa all’imposta sulle successioni e donazioni risultava abrogata.

Di conseguenza, l’Agenzia ha invitato le strutture territoriali a riesaminare le controversie pendenti concernenti tale materia, qualora l’attività di liquidazione dell’ufficio sia stata effettuata secondo criteri non conformi, e ad abbandonare la pretesa tributaria.

Fondo di solidarietà bilaterale della Provincia autonoma di Bolzano: prime indicazioni

A seguito dell’adeguamento del Fondo di solidarietà bilaterale della Provincia autonoma di Bolzano-Alto Adige alla disciplina in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro, l’INPS fornisce alcune indicazioni (INPS, messaggio 18 ottobre 2023, n. 3641).

Dal prossimo 24 ottobre entreranno in vigore le disposizioni di cui al D.M. 22 agosto 2023 che ha adeguato il Fondo in argomento alla normativa in materia di ammortizzatori sociali di cui al D.Lgs. n. 148/2015.

 

In virtù della disposizione contenuta nell’articolo 2 del citato decreto ministeriale, anche i datori di lavoro che occupano mediamente fino a 5 dipendenti nel semestre di riferimento (la cui adesione al Fondo era facoltativa in vigenza del precedente D.M. n. 98187/2016) sono ricompresi obbligatoriamente nelle tutele garantite dal Fondo e possono utilmente presentare le domande di assegno di integrazione salariale, a partire dalla data del 24 ottobre 2023, per le causali ordinarie e straordinarie previste dalla normativa, per periodi di riduzione o sospensione dell’attività lavorativa decorrenti dal 9 ottobre 2023.

 

Pertanto, a decorrere dal periodo di paga di ottobre 2023, i datori di lavoro di cui sopra sono tenuti al versamento del contributo ordinario al Fondo e non sono più soggetti alla disciplina del Fondo di integrazione salariale (FIS), né al relativo obbligo contributivo.

 

Il decreto interministeriale ha introdotto una nuova formulazione dell’ammontare dell’aliquota ordinaria di contribuzione – che varia in relazione al requisito dimensionale del datore di lavoro – calcolata sulle retribuzioni imponibili ai fini previdenziali di tutti i lavoratori dipendenti destinatari delle prestazioni, compresi i dirigenti.

 

Conseguentemente:

 

– Datori di lavoro che occupano mediamente fino a 5 dipendenti: il contributo ordinario di finanziamento è pari allo 0,50% (di cui due terzi a carico del datore di lavoro e un terzo a carico del lavoratore) calcolato sulla retribuzione imponibile ai fini previdenziali di tutti i lavoratori dipendenti per il quale sussiste l’obbligo contributivo verso l’Istituto, in luogo del contributo di finanziamento del FIS.

 

– Datori di lavoro che occupano mediamente più di 5 dipendenti: il contributo ordinario da versare, sempre a partire dalla mensilità di competenza ottobre 2023, è pari allo 0,80% dell’imponibile contributivo (di cui due terzi a carico del datore di lavoro e un terzo a carico del lavoratore).

 

Si rammenta che, per tutti i destinatari delle prestazioni del Fondo (anche i lavoratori a domicilio e coloro che sono stati assunti con qualsiasi tipologia di contratto di apprendistato oppure con la qualifica di dirigente) è richiesta l’anzianità di lavoro effettivo di almeno 30 giorni, anche non continuativi, nell’arco dei 12 mesi precedenti la data della domanda di concessione del trattamento presso l’unità produttiva per la quale è stata richiesta la prestazione.

 

L’INPS informa che, con medesima decorrenza, verrà rimosso centralmente dalle posizioni sopra individuate il codice autorizzativo “0J” e la relativa procedura di calcolo sarà implementata al fine di recepire le suddette disposizioni.